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BOTTE NAPOLEONICA, STORIA E INGEGNERIA

Bondeno festeggia la Giornata mondiale dell’acqua celebrando, con i giovani delle scuole, la Botte Napoleonica, l’opera di alta ingegneria del XIX secolo che ha consentito la bonifica integrale dei territori occidentali. Per celebrare la ricorrenza il Lions club, con il patrocinio del Comune e la collaborazione dei consorzi di Bonifica (‘Burana’ e ‘Pianura’) e della Casa Società Operaia ha invitato i ragazzi delle medie in Sala2000 per la presentazione del libro “La Botte Napoleonica. Storia, geografia e idraulica” del geometra Sergio La Sorda e per una ricostruzione della storia della bonifica sul territorio. Ad aprire i lavori il vicesindaco Simone Saletti (in sala anche l’assessore Francesca Poltronieri). “Il territorio di Bondeno - ha spiegato - è come una grande mano, in cui i solchi rappresentano i canali e i corsi d’acqua”.
Al tavolo il presidente Lions Paolo Saltari che ha ricordato come l’acqua sia “elemento di vita ma possa anche trasformarsi in pericolo. Da qui la necessità di regimentarne il flusso”. Da qui è partito Simone Bergamini, archeologo, ripercorrendo la storia ‘idraulica’ del territorio: “Bondeno - ha detto - è come un enorme imbuto che raccoglie tutte le acque del comprensorio di bonifica Burana (242mila ettari, per 2.500 chilometri di canali, 52 impianti idrovori e 35 comuni di tre Regioni, ha spiegato la dirigente Carla Zampighi). “Il nostro Comune nasce sui fiumi, il Po, anticamente chiamato Padus, passava proprio per Bondeno. E Gavello deve il suo nome a Gabellus, ora Secchia”. La Botte napoleonica è stata pensata - appunto in epoca napoleonica - per bypassare l’’ostacolo’ del Panaro, fino al 1.700 usato da Modena per convogliare le acque in Po. Il Cavo Napoleonico è invece originariamente stato progettato per scolare le acque del Reno nel Panaro, quindi nel Po. Ipotesi che poi decadde - e osteggiata da noto ingegnere idraulico Teodoro Bonati - tanto che oggi il ‘cavo’ sfocia direttamente nel Grande Fiume. La Sorda è stato protagonista dell’ispezione condotta nelle due gallerie della ‘Botte’, nel 1983. Dai suoi rilievi prese avvio un corposo intervento - che portò anche a deviare il corso del Panaro - e che scongiurò i rischi potenziali dovute alle crepe e ai segni del tempo. Anni dopo - alla luce dei danni prodotti dal sisma - quegli interventi si sono rivelati provvidenziali e hanno consentito la tenuta dei fiumi anche di fronte alla violenza delle scosse.

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